Questo docufilm mostra ciò che l’organizzazione WikiLeaks di Julian Assange ha portato alla luce. Riportiamo, a titolo di esempio, le rivelazioni fatte nel 2010.
– Afghanistan war logs. Nel 2010 WikiLeaks pubblica una raccolta di oltre 90 mila documenti relativi alla guerra in Afghanistan. Essi ricoprono un periodo che va dal gennaio 2004 al dicembre 2009. Tali documenti riservati – che vengono rilasciati al Guardian, New York Times e Der Spiegel - rivelano l’uccisione di civili da parte di truppe statunitensi e britanniche.
– Iraq War Logs. Sempre nel 2010 WikiLeaks diffonde un video che mostra l’uccisione di civili iracheni e di due giornalisti della Reuters in un attacco effettuato da due elicotteri Apache statunitensi. Nello stesso anno una analista dell’Esercito USA, Chelsea Manning, viene arrestata con l’accusa di aver divulgato il video e altre centinaia di migliaia di documenti riservati. WikiLeaks diffonde oltre 300 mila documenti che rivelano abusi, torture e violenze delle forze USA in Iraq. I documenti rivelano anche la morte di oltre 15.000 civili in circostanze sconosciute e numerosi casi di torture da parte di militari iracheni sotto comando USA.
– Cablegate. Nello stesso anno WikiLeaks pubblica centinaia di migliaia di documenti riservati sull’operato di Washington nel mondo. Si tratta di documenti contenenti informazioni confidenziali inviate da 274 ambasciate USA al Dipartimento di Stato a Washington. I documenti contengono valutazioni, spesso molto negative, sul comportamento pubblico e privato di capi di Stato e di governo europei, Fra questi il presidente del consiglio italiano Berlusconi e il presidente russo Putin.
Intervista al padre John Shipton
Il padre di Julian Assange, John Shipton, annuncia dall’Australia, in questa intervista a Berenice Galli, una novità che potrebbe essere decisiva per la sorte del figlio: “Sento che prevarremo e che Julian sarà libero. Lo sento, lo vedo, lo percepisco attraverso le centinaia di contatti che ho in tutto il mondo”.
Decisivo – sottolinea John – è che “abbiamo in Australia il Primo ministro, il Consiglio dei ministri, il Partito laburista al governo, 60 membri del Parlamento a sostegno di Julian, come anche tutti i giornali, i sindacati, le organizzazioni non governative. Dal momento che Julian è un cittadino australiano, il Governo australiano è il solo che possa parlare per Julian nel confronto con gli Stati Uniti, perché lui è un cittadino australiano. Di conseguenza questo movimento globale si è focalizzato sull’Australia ed il Governo australiano ha manifestato delle rimostranze agli Stati Uniti. Nel notiziario della TV australiana, il direttore delle news internazionali, John Lyons, ha detto di aver sentito dalle sue fonti nel Consiglio dei ministri che Julian sarà liberato incondizionatamente entro due mesi”.
John dichiara di non avere alcuna fiducia nella Giustizia britannica, che ha sottoposto Julian Assange a un “processo show, una persecuzione politica” e che “la soluzione non si trova nella legge ma nella politica”. Ricorda quindi che “le circostanze non sono migliorate da quando il professor Niels Melzer, il relatore delle Nazioni Unite sulla tortura, ha presentato nel 2019 l’esauriente resoconto della visita che aveva fatto a Julian nella prigione di Belmarsh assieme a due medici specialisti. Nella sua dichiarazione ha scritto che Julian stava soffrendo gli effetti di sette anni e mezzo di tortura psicologica. A Julian è permessa una telefonata internazionale di dieci minuti, e le telefonate gli sono concesse utilizzando un certo credito: durante i giorni di Natale abbiamo utilizzato tutto ciò che gli era concesso, dunque per poterci riparlare dovrò aspettare una settimana o più”.
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