Prosegue in Asia sud-orientale la strategia britannica di strumentalizzazione del terrorismo islamista. Nei mesi di febbraio e marzo scorsi, re Salman d’Arabia Saudita si è recato in Malesia per prepararla a svolgere un ruolo di sostegno nella futura crisi dei rohingya in Myanmar. Tuttavia, il ribaltamento della posizione dell’Arabia Saudita indotto dal presidente Trump lo scorso maggio ha reso il piano orfano. Sicché, il 15 e 16 ottobre l’emiro del Qatar si è recato in Malesia per riattivare il sostegno agli jihadisti.

In Malesia si sta esaminando la possibilità di applicare la Sharia, dopo il parere favorevole del primo ministro Najib Razak. La popolazione della Malesia è per il 60% mussulmana, 20% buddista e 10% cristiana.

Najib Razak è giustappunto un debitore di re Salman, che gli ha fatto un “regalo” di 681 milioni di dollari (sic) [1].

La fastosa visita di re Salman d’Arabia Saudita e del suo seguito (1.500 fra cortigiani e domestici), i 10 aerei e le 500 limousine, hanno impressionato la gente di tutti gli Stati visitati. La stampa ha posto l’accento sui giganteschi contratti petroliferi firmati in quasi tutti gli scali, però ha ignorato gli impegni raccolti dal re a favore degli jihadisti dell’Esercito per la Salvezza dei Rohingya dell’Arakan.

Nel resoconto alla stampa della visita dell’emiro Tamim del Qatar, Najib Razak ha insistito sull’esportazione di acciaio malese per supplire alle forniture saudite e permettere la prosecuzione della costruzione degli impianti per la Coppa del mondo di calcio 2022. Il primo ministro malese ha anche confermato la costruzione in Bangladesh di un ospedale per i rifugiati Rohinya.

L’emiro del Qatar, Tamin, il presidente turco Recep Tayyp Erdoğan e il primo ministro malese Najib Razak sono i tre capi di Stato e di governo che in questo momento sostengono gli jihadisti Rohingya.

Traduzione
Rachele Marmetti