Secondo la stampa e i governi occidentali, la Ghuta orientale ospitava «400.000 ribelli moderati».
Ebbene, l’operazione militare di evacuazione dei gruppi jiadisti, condotta dalla Siria e dalla Russia nel quadro della cessazione delle ostilità con i ribelli siriani (Risoluzione 2401), acclara ben altri numeri.
Al presente, con il 90% del territorio liberato e mentre appare improbabile che altre persone emergano in massa dalle macerie:
– 105.000 siriani fedeli alla Repubblica sono stati liberati dal giogo jihadista;
– altre 7.000 persone, probabilmente jihadisti stranieri con le rispettive familie, sono partite sotto scorta in direzione di Idleb; di queste, circa 1.500 hanno potuto portarsi appresso le loro armi leggere.
Il che totalizza, a tutt’oggi, 113.000 abitanti. Siamo dunque lontani dai 400.000 evocati dagli Stati membri della NATO al Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Va precisato che nessuno si è presentato come “ribelle moderato” e ha chiesto la protezione della Russia.
I siriani liberati hanno testimoniato di come gli jihadisti abbiano ridotto in schiavitù ogni uomo in grado di scavare fortificazioni e tunnel, nonché delle atroci condizioni di vita ai quali furono sottoposti.
Gli jihadisti erano inquadrati da soldati regolari britannici e francesi. Costoro non sono stati arrestati, ma evacuati separatamente, tramite un convoglio «umanitario» allestito apposta per loro dall’ONU.
Testimonianze simili furono raccolte ad Aleppo, nel dicembre 2016.
Non c’è mai stata una guerra civile in Siria: c’è stata invece un’aggressione dall’esterno pianificata e sponsorizzata dagli Occidentali [1].
[1] “Aggressione camuffata da guerre civili”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 27 febbraio 2018.
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