I governi occidentali non fanno più mistero di utilizzare gli jihadisti. Così la NATO ha rovesciato Muammar Gheddafi utilizzando al-Qa’ida come unica truppa di terra; Israele ha congedato la Forza delle Nazioni Unite nel Golan e l’ha sostituita con al-Nusra; la Coalizione Internazionale anti-Daesh ha lasciato cadere Palmira per nuocere alla Siria. Ma se ben si comprendono gli interessi occidentali, non si riesce a capire come e perché degli jihadisti possano servire lo Zio Sam nel nome del Corano.
Ci si chiede spesso come facciano il Pentagono e la CIA a manipolare milioni di musulmani e inviarne a battersi per gli interessi dello Zio Sam. Certo, determinati leader sono degli agenti prezzolati, ma gli jihadisti nel loro insieme credono di combattere e morire per andare in paradiso. La risposta è infantile: a partire dalla retorica dei Fratelli Musulmani, è possibile evadere dalla realtà umana e inviarli a uccidere non importa chi, una volta che si agiti un drappo rosso davanti ai loro occhi.
Ufficialmente l’Emirato islamico non riconosce più l’autorità di Ayman al-Zawahiri e si è quindi separato da al-Qa’ida. Tuttavia, in molti luoghi, come nella zona del Qalamoun, risulta impossibile distinguerli, poiché i medesimi jihadisti rivendicano entrambe le etichette.
Certo, si potrebbe obiettare che questo litigio è soltanto questione di persone; giacché Abu Bakr al-Baghdadi vuole solo essere un capo, nel luogo del capo. Eppure, benché le due organizzazioni adottino esattamente le stesse pratiche, sviluppano discorsi assai diversi.
Il loro punto in comune sono gli slogan dei Fratelli Musulmani: "Il Corano è la nostra costituzione", "L’Islam è la soluzione". La vita devota è dunque semplicissima. Non importa che il Creatore ci abbia creati intelligenti, occorre in ogni circostanza applicare la Parola di Dio, come una macchina. E quando la situazione non è trattata nel Libro, basta rompere tutto. Il risultato è ovviamente catastrofico e da nessuna parte queste organizzazioni sono state in grado di stabilire nemmeno i primi inizi della società perfetta cui si richiamano con i loro auspici.
La loro storia li rende diversi. Dal 1979 al 1995, vale a dire dall’operazione della CIA in Afghanistan alla Conferenza araba popolare e islamica di Khartoum, i mercenari di Osama bin Laden lottavano contro l’Unione Sovietica con l’aiuto pubblico degli Stati Uniti. Dal 1995 al 2011, vale a dire dalla Conferenza di Khartoum alla "Operazione Tridente di Nettuno", al-Qa’ida hanno tenuto un discorso contro "gli ebrei e i crociati" nel perseguire la loro lotta contro la Russia in Jugoslavia e in Cecenia. E dal 2011, vale a dire, a partire dalla "Primavera araba", sostengono la NATO in Libia e Israele nella frontiera del Golan. In linea generale, l’opinione pubblica occidentale non ha seguito questa evoluzione. È convinta del pericolo di un un mitico espansionismo russo, continua ad attribuire gli attentati dell’11 settembre agli jihadisti, non si è resa conto di che cosa sia successo in Libia e alla frontiera israeliana, e tiene in serbo l’idea errata che al-Qa’ida sia un’organizzazione terroristica antimperialista. Gli arabi, dal canto loro, non si basano su fatti, ma scelgono a seconda dei casi la realtà o la propaganda occidentale, in modo da inventarsi una narrazione romantica.
Da parte sua, l’Emirato Islamico si allontana dal Corano e si avvicina ai neoconservatori. Garantisce che i nemici prioritari siano altri musulmani: gli sciiti e i loro alleati. Dimentica così l’episodio bosniaco durante il quale la Legione Araba di bin Laden era sostenuta sia dagli Stati Uniti, sia dall’Arabia Saudita e sia dall’Iran. Allora, chi sono gli alleati degli sciiti? La Repubblica araba siriana (laica) e lo Jihad islamico palestinese (sunnita). In altre parole, l’Emirato islamico lotta prioritariamente contro l’Asse di resistenza all’imperialismo. Di fatto, risulta essere un alleato oggettivo degli Stati Uniti e di Israele nel "Medio Oriente allargato", sebbene affermi, in teoria, di esserne il nemico.
La malleabilità delle due organizzazioni risiede nella ideologia di base, quella dei Fratelli Musulmani. È quindi logico che quasi tutti i capi jihadisti siano stati membri, in un momento o in un altro, di un ramo o di un altro della Fratellanza.
Allo stesso modo è logico che la CIA non abbia sostenuto unicamente i Fratelli Musulmani egiziani, fin dal loro ricevimento alla Casa Bianca da parte del presidente Eisenhower nel 1955, bensì tutte le sue filiali estere e i suoi gruppi scissionisti. In definitiva, il califfato sognato da Hassan el-Bana - e che affermano di volere Ayman al-Zawahiri e Abu Bakr al-Baghdadi - non è tanto la riproduzione dell’Età dell’Oro dell’Islam, quanto invece il regno di l’oscurantismo.
Quel che confermava Laurent Fabius nel 2012, cioè prima dello scisma tra al-Qa’ida e Daesh, quando dichiarava: «Sul terreno, fanno un buon lavoro!»
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