Temi
Energia
1142 articoli


Gli Stati Uniti hanno emesso sanzioni contro PDVSA, la compagnia [petrolifera] nazionale venezuelana. Secondo il segretario del Tesoro, Steven Mnuchin, il «regime di Maduro» se ne serviva per «controllare, manipolare e derubare il popolo venezuelano».
«Manipolare il popolo»: leggasi che la Repubblica bolivariana redistribuiva i profitti di PDVSA ai poveri.
È ora vietato alle società USA pagare il petrolio venezuelano alle autorità costituzionali. Devono saldare il conto all’autoproclamatosi (...)

Cipro, Grecia, Italia e Israele hanno raggiunto un accordo per la costruzione comune di un gasdotto nel Mediterraneo. Sarà l’opera in mare più lunga e profonda. Avrà però una capacità modesta: 12 miliardi di metricubi l’anno. Il gasdotto, il cui costo è stimato in 8 miliardi di dollari, dovrebbe entrare in funzione tra cinque anni, ma la data d’inizio dei lavori non è ancora stata resa nota.
Egitto, Palestina, Libano, Siria e Turchia non fanno parte ufficialmente dell’accordo, sebbene siano Paesi (...)

Il presidente iraniano, sceicco Hassan Rohani, ha assicurato che il Paese «aggirerà fieramente» le sanzioni degli Stati Uniti contro i settori bancario e petrolifero dell’Iran, in vigore dal 5 novembre 2018.
Secondo stime statunitensi, l’Iran rappresenta il 2% del mercato petrolifero mondiale. Il ritorno alla politica sanzionatoria contro l’Iran dovrebbe far diminuire la produzione di 1,4-1,7 milioni di barili al giorno. Il semplice annuncio delle sanzioni ha fatto calare la produzione (...)

Il 3 luglio 2018 il presidente iraniano, sceicco Hassan Rohani, ha avanzato l’ipotesi di bloccare lo stretto di Ormuz in caso di applicazione delle sanzioni statunitensi. O tutti possono utilizzare lo stretto, oppure nessuno può utilizzarlo, ha affermato Rohani.
Il 5 luglio 2018 il comandante dei Guardiani della Rivoluzione, Mohammad Ali Jafari, ha dichiarato di essere pronto a bloccare lo stretto di Ormuz.
Le sanzioni statunitensi su metallo, moneta, debito e prodotti automobilistici (...)

L’ultimo rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) delinea la mappa del mercato del petrolio.
La domanda progredisce lentamente.
L’offerta, sempre eccedente, è stabile, da un lato, per effetto del crollo della produzione del Venezuela e del ribasso di quella del mar del Nord e della Libia, dall’altro, è compensata dal rialzo della produzione di Stati Uniti, Canada e Brasile.
Gli Stati Uniti, che ora dispongono di molto petrolio di scisto e soprattutto del petrolio del golfo del (...)

Nel 1968, periodo in cui i rapporti tra Israele e monarchia imperiale iraniana erano eccellenti, i due Paesi crearono una società comune per gestire l’oleodotto Eilat-Ashkelon, l’EAPC.
Dopo il rovesciamento dello scià e l’instaurazione della Repubblica Islamica, l’oleodotto venne nazionalizzato da Israele. Nel 2015 un tribunale svizzero ha fissato in 1,1 miliardi di dollari l’indennizzo dovuto da Israele all’Iran, che però non è mai stato pagato.
Per poter essere utilizzato in entrambe le (...)

Il prezzo del petrolio risale oltre i 60 $ al barile. Il rialzo rende nuovamente vantaggioso lo sfruttamento di alcuni giacimenti. Soprattutto garantisce entrate supplementari ai Paesi esportatori (specie Arabia Saudita, Russia e Iran).
Secondo gli operatori specializzati il rialzo dovrebbe proseguire nei prossimi mesi e sarebbe determinato da alcuni fattori, fra cui:
la disciplina di cui hanno dato prova l’OPEC e i suoi alleati,
il calo delle scorte dei Paesi importatori (per gli (...)

Il 23 giugno 2017 il presidente russo Vladimir Putin ha inaugurato l’inizio dei lavori per la costruzione della sezione in acque profonde del gasdotto Turk Stream.
La decisione di realizzare questa infrastruttura è stata presa durante la visita in Turchia del presidente Putin il 1° dicembre 2014. I lavori sono stati però interrotti in agosto 2015 per ragioni tariffarie, ma nell’ambito della guerra in Siria. Il gasdotto permetterà di far arrivare il gas russo in Turchia e, in seguito, potrebbe (...)

Sebbene la Federazione di Russia e l’Arabia Saudita si combattano in Siria da tre anni, il presidente Vladimir Putin e l’emiro Mohamed ben Salman hanno esibito a Mosca, il 31 maggio 2017, un’intesa perfetta sulle questioni petrolifere.
Benché la Russia voglia tener distinte le questioni politiche da quelle economiche, questo vertice viene interpretato come un riavvicinamento tra i due Stati che fa seguito al vertice arabo-mussulmano-statunitense di (...)

Secondo l’inchiesta dell’European Investigative Collaborations (EIC) sui documenti fiscali rubati a Malta, la famiglia Erdoğan ha acquistato in segreto la petroliera Agdash, che le ha reso 29,7 milioni di dollari.
L’operazione è stata compiuta nel 2007-2008, con l’aiuto degli uomini d’affari Sitki Ayan e Mübariz Gurbanoğlu e attraverso la società “BurMerZ” (dai nomi di Burak Erdoğan, Mustafa Erdoğan e Ziya Ilgen).
L’acquisto è stato possibile grazie alla corruzione che coinvolge l’intera famiglia (...)

La Federazione Russa ha venduto il 19,5% del capitale di Rosneft a Glencore e al Qatar. Oltre il 50% del capitale del colosso petrolifero rimane comunque in mano allo Stato russo.
Non si conosce esattamente quale sia ora la ripartizione esatta del capitale di Rosfnet, che è la prima impresa petrolifera mondiale.
Questa decisione è stata presa nel momento in cui l’elezione alla presidenza degli Stati Uniti di Donald Trump fa presumere che verranno rimosse le sanzioni economiche contro (...)

Rosneft ed ExxonMobil hanno scoperto riserve petrolifere comparabili a quelle di cui disponeva l’Arabia Saudita nel XX secolo. Si trovano nel mar di Kara (a nord della Siberia occidentale, che sfocia sul Mar Glaciale Artico). Il giacimento di Po-beda è stato scoperto a fine 2014. Le due compagnie dispongono ora di una carto-grafia tridimensionale.
L’esplorazione della zona è particolarmente difficile perché ghiaccia dieci mesi l’anno.
Queste riserve si aggiungono a quelle scoperte negli ultimi (...)

Il calo del prezzo del petrolio ha smentito la teoria del «picco di Hubbert». Non ci dovrebbe essere alcuna penuria energetica nel prossimo secolo. Il calo dei prezzi ha probabilmente pure iniziato a smantellare la teoria della «origine umana del riscaldamento climatico». Ha privato di ogni redditività le fonti energetiche alternative e gli investimenti negli idrocarburi estratti da scisti bituminosi e nelle perforazioni in acque profonde. Nel capovolgere la scacchiera geopolitica, è probabile che richiami i militari USA in Medio Oriente e costringa il Pentagono ad abbandonare definitivamente la teoria del «caos costruttivo».

Il prezzo al barile del petrolio, che in giugno 2014 era di 110 dollari, è sceso fino a 20 dollari .
Questo ribasso è stato causato, in un primo momento, dal trasferimento di capitali speculativi su altri prodotti, poi dalla volontà saudita di mandare in rovina gli investitori in fonti energetiche alternative, nonché di demolire gli sforzi per ridurre il consumo di petrolio. Nel contesto della guerra economica contro la Russia, alla fin fine, Washington ha incoraggiato il ribasso.
A (...)

Dopo le sanzioni economiche che Stati Uniti ed Unione Europea hanno imposto alla Russia, Mosca e Pechino tessevano una potente alleanza energetica che ha radicalmente trasformato il mercato mondiale del petrolio. Oltre ad aumentare il commercio di idrocarburi in modo esponenziale, le due potenze orientali hanno deciso di porre fine al dominio del dollaro nel determinare i prezzi dell’oro nero. Il petroyuan è lo strumento di pagamento strategico che promette di facilitare la transizione verso un sistema monetario multipolare, che tenga conto delle diverse valute e rifletta i rapporti di forza nell’ordine mondiale.

«La Libia deve tornare a essere un paese stabile e solido», twitta da Washington il premier Renzi, assicurando il massimo sostegno al «premier Sarraj, finalmente a Tripoli».
Ci stanno pensando a Washington, Parigi, Londra e Roma gli stessi che, dopo aver destabilizzato e frantumato con la guerra lo Stato libico, vanno a raccogliere i cocci con la «missione di assistenza internazionale alla Libia».
L’idea che hanno traspare attraverso autorevoli voci. Paolo Scaroni, che a capo dell’Eni ha (...)
Arabia Saudita contro Iran: la placca tettonica petrolifera di Qatif
di
Alfredo Jalife-Rahme, Alessandro Lattanzio

E’ consuetudine nella stampa occidentale avere un’aria da studiosi e spiegare la rivalità tra Arabia Saudita e Iran su base religiosa (sunniti contro sciiti) o etnica (arabi contro persiani). Eppure la storia contraddice tali interpretazioni, mentre uno sguardo sulla mappa del petrolio chiarisce tale conflitto.
Conferenza stampa del Viceministro della Difesa russo
La Russia presenta le prove sul traffico petrolifero dello Stato islamico con la Turchiadi
Valentin Vasilescu

In risposta alle provocazioni del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha detto che non è opportuno accusare alla leggera, il governo russo ha organizzato una conferenza stampa del Viceministro della Difesa, presentando le prove di ciò che denunciamo dalle nostre pagine da oltre un anno: la Turchia, come Stato, è responsabile dell’esportazione del petrolio rubato dallo SIIL in Iraq e Siria, creando da uno a due miliardi di dollari di fatturato annuo per l’organizzazione terroristica. Tale traffico viola le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Il missile Aim-120 Amraam lanciato dall’F-16 turco (ambedue made in Usa) non era diretto solo al caccia russo impegnato in Siria contro l’Isis, ma a un obiettivo ben più importante: il Turkish Stream, il progettato gasdotto che porterebbe il gas russo in Turchia e, da qui, in Grecia e altri paesi della Ue.
Il Turkish Stream è la risposta di Mosca al siluramento, da parte di Washington, del South Stream, il gasdotto che, aggirando l’Ucraina, avrebbe portato il gas russo fino a Tarvisio (Udine) e (...)

Il progetto del gasdotto Turkish Stream, proposto il 1° dicembre 2014 dal Presidente Vladimir Putin e accettato dall’omologo turco Recep Tayyip Erdogan, è stato sospeso a tempo indeterminato.
Fonti turche indicano che la sospensione sarebbe attribuibile a un disaccordo sulle riduzioni tariffarie accordate da parte russa.
Annunciammo che il presidente Barack Obama aveva ordinato all’omologo turco di cessare immediatamente la partecipazione al progetto che mette in discussione la supremazia (...)

La Macedonia ha appena messo in condizione di non nuocere un gruppo armato di cui sorvegliava i mandanti da almeno otto mesi. Ha così evitato un nuovo tentativo di colpo di stato, pianificato da Washington per il 17 maggio. Si trattava di allargare alla Macedonia il caos già installato in Ucraina al fine di impedire il passaggio di un gasdotto russo verso l’Unione europea.

Mentre il crollo del prezzo del petrolio mette alle corde la Russia che, già in crisi per le sanzioni Usa/Ue, vede retringersi gli sbocchi delle sue esportazioni energetiche, gli Stati uniti stanno divenendo il maggiore produttore mondiale di greggio, spiazzando l’Arabia Saudita, e saranno presto non solo autosufficienti ma in grado di fornire all’Unione europea petrolio e gas in abbondanza e a buon mercato. Questa la narrazione diffusa dai media. Cerchiamo di riscriverla in base alla realtà, (...)

«La Russia per il momento è costretta a ritirarsi dal progetto South Stream, a causa della mancanza di volontà della Ue di sostenerlo e del fatto che a tutt’oggi non ha ancora ricevuto il permesso della Bulgaria a far passare il gasdotto sul proprio territorio»: così il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato la cancellazione del progetto South Stream, il gasdotto che avrebbe dovuto portare il gas russo nell’Unione europea attraverso un corridoio energetico meridionale, senza passare (...)

L’Ungheria e il suo primo ministro nazional-populista Viktor Orban sono nel mirino delle élite politiche di Washington. Il loro peccato? Non sottostare ai diktat distruttivi della commissione dell’Unione europea di Bruxelles e il tentativo di definire un’identità nazionale ungherese. Ma il peccato capitale è il rapporto profondo con la Russia e la sfida a Washington firmando l’accordo con Gazprom per il passaggio del gasdotto South Stream russo attraverso l’Ungheria.
Orban avviava subito il (...)

Fin dall’inizio dell’attacco dell’Emirato islamico in Iraq a giugno, non solo il prezzo del petrolio non sale, ma è sceso di quasi il 25%, da 115 dollari al barile a 83,78.
Il ministro del Petrolio venezuelano Rafael Ramirez ha pubblicamente denunciato una manipolazione chiaramente estranea alla realtà del mercato internazionale.
La maggior parte degli esperti accusa l’Arabia Saudita, mentre gli esperti del regno parlano apertamente di abbattere il prezzo a 80 dollari al barile.
Il governatore (...)

Il 13 ottobre il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto: "Chi è coinvolto negli attacchi in Medio Oriente non cerca la pace, ma il petrolio".
Il 14 ottobre, alla conferenza stampa quotidiana al dipartimento di Stato, la portavoce Jen Psakis ha ribadito che l’unico obiettivo della Coalizione e dei suoi partner é combattere la minaccia dell’Emirato islamico. Ma sul campo, nonostante i bombardamenti della coalizione, l’Emirato islamico, lungi dall’indebolirsi, si rafforza. Mentre il (...)

Secondo l’International Energy Agency, membro dell’OCSE, il bombardamento della Coalizione degli Stati Uniti dell’Emirato Islamico ha paralizzato il saccheggio del petrolio iracheno, ma non ha alcun effetto su quello del petrolio siriano [19].
Nel suo rapporto mensile, secondo l’AIE l’Emirato islamico ha venduto fino al 15 agosto 70000 barili al giorno, tra cui 10000 dalla Siria e 60000 dall’Iraq. Ne vende più di 20000 al giorno, equamente derubati ai due Paesi.
Secondo l’AIE, il petrolio rubato (...)

Se si segue passo passo il discorso anti-terrorismo di Washington e dei suoi alleati del Golfo, chiunque capisce che si tratta soltanto di una giustificazione retorica per una guerra che persegue altri fini. Gli Stati Uniti affermano di voler distruggere l’Emirato Islamico che essi stessi hanno creato, e che esegue per loro la pulizia etnica necessaria al piano di rimodellamento del "Medio Oriente allargato". Ancora più strano, essi affermano di volerlo combattere in Siria con l’opposizione moderata, che è composta dagli stessi jihadisti dell’Emirato. Infine, gli USA hanno distrutto a Rakka degli edifici che erano stati evacuati due giorni prima proprio dall’Emirato Islamico. Per Thierry Meyssan, dietro a queste apparenti contraddizioni prosegue la guerra del (...)

Dopo tre anni di guerra contro la Siria, gli "Occidentali" hanno deliberatamente esteso la loro offensiva all’Iraq e poi alla Palestina. Dietro le apparenti contraddizioni politiche tra partiti religiosi e laici, solidi interessi economici spiegano questa strategia. Nel Levante, numerosi gruppi hanno cambiato più volte campo, ma i giacimenti di gas sono sempre quelli.

Per capire qual è uno degli obiettivi dell’attacco israeliano a Gaza bisogna andare in profondità, esattamente a 600 metri sotto il livello del mare, 30 km al largo delle sue coste. Qui, nelle acque territoriali palestinesi, c’è un grosso giacimento di gas naturale, Gaza Marine, stimato in 30 miliardi di metri cubi del valore di miliardi di dollari. Altri giacimenti di gas e petrolio, secondo una carta redatta dalla U.S. Geological Survey (agenzia del governo degli Stati uniti), si trovano sulla (...)
1
|
2

Gli articoli più popolari

Dalla geopolitica del petrolio a quella del gas