I rifugiati siriani in Libano hanno avuto l’opportunità di votare, il 28 e 29 maggio 2014 presso la loro ambasciata a Beirut, nelle elezioni per il presidente siriano.

Secondo i media occidentali, i rifugiati siriani in Libano fuggivano dalla dittatura alawita, mentre le elezioni presidenziali sarebbero una pura farsa. Tuttavia, più di 100000 siriani, secondo la sicurezza generale libanese, sono accorrsi dalla provincia il 28 maggio presso la loro ambasciata per votare, causando un enorme ingorgo nella capitale. La polizia libanese (ISP) ha provato a contenere la folla e, in molti luoghi, scontri si sono avuti con gli elettori siriani. La folla brandiva i ritratti di Assad e scandiva "Con la nostra anima e il nostro sangue, ci sacrifichiamo per te, Bashar!" o "Dio, Siria e Bashar!". Totalmente travolta, l’ambasciata siriana ha moltiplicato i seggi elettorali per far fronte alla situazione.

Il Movimento del Futuro di Saad Hariri (pro-saudita e filo-francese) ha denunciato lo "spettacolo provocatorio" organizzato da Hezbollah e SSNP (Partito Nazionale Sociale Siriano). "Se i siriani non hanno paura di Bashar al-Assad, tornino a casa", ha detto il portavoce di Futuro.

La stragrande maggioranza degli elettori siriani non crede più al mito occidentale della "primavera araba". Secondo loro, la Patria è stata attaccata da 250000 mercenari stranieri sponsorizzati da NATO e GCC. Bashar al-Assad ha salvato il Paese dall’aggressione straniera, come fece Charles De Gaulle per la Francia. Dicono che hanno dovuto abbandonare il Paese non a causa dei bombardamenti dell’Esercito arabo siriano, ma dei crimini dei jihadisti sostenuti da NATO e GCC.

Traduzione di Alessandro Lattanzio