Questo articolo è estratto dal libro Sotto i nostri occhi.
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Le vittime adulte dell’attacco al gas chimico erano quasi esclusivamente uomini. I bambini avevano tutti più o meno la stessa età ed erano stati rapiti assieme dagli jihadisti ad Aleppo.

27 - La “linea rossa”

Nel maggio 2013, stilando un rapporto, la NATO comunica ai suoi membri che il 70% della popolazione sostiene il presidente al-Assad, il 20% appoggia i ribelli e il 10% non si esprime [1]. Parigi e Ankara si rendono perfettamente conto dell’impossibilità di una vittoria se non tornando al piano originario, quindi decidono di bombardare la Siria: è necessario prendere l’iniziativa e far pressione su Washington.

Il 21 agosto un attacco chimico colpisce i civili dei sobborghi di Damasco, nella Ghuta, in una zona controllata dai jihadisti. Nelle ore successive si mette in moto una gigantesca macchina propagandistica per accusare la Siria di esserne responsabile, visto che l’attacco avrebbe segnato il superamento della “linea rossa” fissata dal presidente Obama. Gli occidentali decidono quindi di prepararsi a “punire il regime” bombardandone la capitale.

Il governo siriano nega ogni coinvolgimento e ricorda che il 23 maggio la polizia turca ha arrestato ad Adana 11 jihadisti in possesso di un grande deposito di sarin [2]. Se il capo del gruppo, Haytam Qasap, è di nazionalità siriana, gli altri invece sono turchi. C’è da dire che anche l’Esercito siriano libero ha diffuso alcuni video che ritraggono un piccolo laboratorio di produzione di armi chimiche, minacciando di gasare gli alawiti [3].

Gli eventi della Ghuta sono discutibili: i servizi segreti statunitensi dicono di aver osservato – senza intervenire, per i quattro giorni precedenti – l’Esercito arabo siriano preparare il gas [4]. L’opposizione diffonde alcuni video, ma uno su YouTube – orario della California – risale a prima dell’alba a Damasco, mentre è stato girato con la luce del giorno. Le vittime sono sia bambini – tutti della stessa età – sia uomini, con soltanto due donne sulle 1.429 vittime calcolate dagli Stati Uniti. I bambini morti si scoprono essere in realtà alawiti rapiti dai jihadisti poche settimane prima [5]. Benché ufficialmente assenti dall’area, Francia e Regno Unito assicurano di aver prelevato campioni in loco e di averli subito esaminati, dimostrando l’uso di sarin. Il problema è che l’unico test conosciuto richiede almeno dieci giorni.

Secondo i servizi segreti francesi e inglesi, l’uso di armi chimiche da parte dell’Esercito arabo siriano è confermato da alcune intercettazioni telefoniche degli ufficiali, ma poi si scopre che tali intercettazioni sono state condotte dagli israeliani [6]. Ben presto l’intelligence militare francese diviene più cauta: non è infatti l’autrice della nota di sintesi diffusa dal Ministero della Difesa francese [7], opera di Sacha Mandel, un consulente franco-israeliano del ministro.

Nel merito, non è chiaro il motivo per cui l’uso di armi chimiche sia considerato una “linea rossa”. Sotto quali aspetti è peggiore rispetto alle altre “armi di distruzione di massa”? Perché gli Stati Uniti, firmatari della Convenzione sulle armi chimiche, ne criticano l’uso alla Siria che non l’aveva firmata, quando loro in primis hanno violato la sottoscrizione nel 2003 nel palmeto di Baghdad? [8]

Marcus Klingberg ha diretto l’Istituto Israeliano di Ricerca in Biologia (IIRB) di Ness Ziona. È stato lui a trasmettere al KGB i risultati delle ricerche israeliane sulle armi biologiche. Arrestato nel 1982, Klingberg respingerà la definizione di spia, affermando di essere al servizio dell’Umanità. È nonno del vicesindaco di Parigi, Ian Brossat.

Le armi chimiche comparvero per la prima volta durante la prima guerra mondiale e furono micidiali, anche a causa dell’effetto sorpresa. Tuttavia, gli Stati hanno trovato in fretta un modo per farvi fronte, così nessuno le ha utilizzate – in modo incisivo – sul campo di battaglia della seconda guerra mondiale. In Medio Oriente, Israele ha rifiutato di firmare la Convenzione, trascinandosi dietro Egitto e Siria. Dal 1985 al 1994 Israele ha sovvenzionato la ricerca in Sudafrica per creare armi selettive in funzione delle caratteristiche razziali: era necessario scoprire agenti tossici in grado di uccidere solamente neri e arabi, ma non il popolo ebraico [9]. Le ricerche sono state condotte sotto la direzione del cardiologo del presidente Peter Botha, il colonnello Wouter Basson. Non è chiaro se abbiano avuto successo, cosa che appare improbabile a livello scientifico, ma migliaia di cavie umane sono morte durante gli esperimenti [10].

Ben presto i servizi inglesi convalidano le suddette osservazioni e mettono in guardia il primo ministro David Cameron in merito a un’operazione false flag [11]. La televisione siriana trasmette il video di un autista jihadista che testimonia di essere andato in Turchia, di aver ricevuto proiettili chimici in una caserma turca e di averli poi trasportati segretamente a Damasco [12].

A una domanda della stampa russa, il presidente siriano Bashar al-Assad risponde: “Le dichiarazioni dei politici statunitensi, occidentali e di altri paesi sono un insulto al buonsenso e un’esternazione di disprezzo nei confronti dell’opinione pubblica dei loro popoli. È assurdo: prima accusano e poi cercano le prove […] Questo tipo di accusa è unicamente politico e corrisponde alla serie di vittorie riportate dalle forze governative sui terroristi” [13].

Hollande, nel frattempo, dichiara a gran voce che la coscienza gli impone di “colpire” Damasco [14]. In tal modo può portare avanti l’opera del partito della colonizzazione che, durante il governo provvisorio di Charles de Gaulle e quello di Georges Bidault – dal maggio 1945 al novembre 1946 –, bombardò di propria iniziativa Sétif, Guelma e Kherrata (Algeria), poi Damasco (Siria) e infine Haiphong (Indocina/Vietnam). Al momento di ritirare le truppe – appena dopo l’indipendenza – l’esercito del generale Fernand Olive attaccò Damasco solo per esternare la sua rabbia. Distrusse una parte del suq millenario – come oggi ad Aleppo – e l’Assemblea nazionale, simbolo della nuova Repubblica che rifiutava.

La Germania è la prima a osservare che – anche se la Siria avesse impiegato armi chimiche – il suo bombardamento è comunque illegale in base al diritto internazionale, a meno di una decisione da parte del Consiglio di sicurezza [15]. Gli inglesi e gli statunitensi, alla fine, sono convinti del fatto che si sia trattato di un caso montato dalla Turchia con l’appoggio di Francia e Israele.

A Londra la Camera dei Comuni vieta al premier di attaccare Damasco prima che sia accertata la responsabilità del governo di Bashar al-Assad. I deputati – molti dei quali a conoscenza del grado di coinvolgimento del loro paese contro la Siria – ripensano ai danni subìti dal Regno a seguito della guerra condotta contro l’Iraq nel 2003, sulla base delle false accuse di George Bush e Tony Blair. A Washington Obama si affida al Congresso, che sa essere contrario a qualsiasi nuova impresa militare [16]. Naturalmente è una manovra dilatoria, perché il Syria Accountability Act del 2003 gli conferisce tutte le facoltà per distruggere il paese.

François Hollande, che parla troppo e troppo in fretta, resta da solo. Impotente, si rintana all’Eliseo mentre le versioni proposte dalla Francia vengono screditate a livello globale. Nessuno chiede conto alla Turchia, e soprattutto non Anne Lauvergeon, Alexandre Adler, Joachim Bitterlich, Hélène Conway-Mouret, Jean-François Cope, Henri de Castries, Augustin de Romanet, Laurence Dumont, Claude Fischer, Stéphane Fouks, Bernard Guetta, Élisabeth Guigou, Hubert Haenel, Jean-Pierre Jouyet, Alain Juppé, Pierre Lellouche, Thierry Mariani, Gérard Mestrallet, Thierry de Montbrial, Pierre Moscovici, Philippe Petitcolin, Alain Richard, Michel Rocard, Daniel Rondeau, Bernard Soulage, Catherine Tasca, Denis Verret e Wilfried Verstraete, che hanno tutti ricevuto “regalini” dagli imprenditori turchi per conto di Recep Tayyip Erdoğan.

La Russia aiuta gli Stati Uniti a uscire dalla crisi a testa alta, invitando la Siria a firmare la Convenzione sulle armi chimiche, cosa che si impegna a fare subito. Il presidente Bashar al-Assad negozia con l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPAC) un modo per distruggere le scorte esistenti, ma a spese di Washington.

Successivamente, il giornalista statunitense Seymour Hersh mette in evidenza le esitazioni del proprio paese sulla questione [17]. In seguito Richard Lloyd e Theodore Postol – professori del Massachusetts Institute of Technology – dimostrano che i proiettili chimici sono stati sparati dalla zona “ribelle” [18], ma la Francia insiste nell’accusare la Repubblica araba siriana.

Comunque sia, l’Occidente riaffermerà regolarmente le proprie accuse contro la Siria sull’impiego di armi chimiche, benché tutte le riserve siano state distrutte da Russia e Stati Uniti. Il giochetto non finirà neanche dopo che Damasco avrà scoperto armi simili all’interno di bunker jihadisti: si tratta di armi consegnate dalla CIA, fabbricate da Chemring Defense (Regno Unito), Federal Laboratories e Non-Lethal Technologies (USA).

Il 6 luglio 2012 François Holande presiedette un vertice degli Amici della Siria. Tra gli invitati d’onore numerosi autori di crimini contro l’Umanità (ossia organizzatori di esecuzioni di massa di persone soltanto in ragione della loro appartenenza religiosa). Dodici giorni dopo Hollande ordinò l’assassinio dei membri del Comitato Siriano per la Sicurezza Nazionale e l’assalto di Damasco.

28 – LE ESITAZIONI DELLA FRANCIA

Dopo aver chiuso l’ambasciata e fatto rientrare tutto il personale presente nel 2012, dopo aver ritirato la maggior parte delle forze speciali all’indomani del coinvolgimento in Mali – inizio del 2013 – e dopo essere stata ripudiata da Washington, Parigi non ha più risorse né piani d’azione.

Non sapendo come muoversi, François Hollande si rivolge al suo alleato di sempre, Tel Aviv, che in precedenza gli ha fornito una falsa prova a dimostrazione della responsabilità siriana nell’attacco false flag della Ghuta. A questo punto è necessario un ripasso in merito alla sua attività a favore della colonizzazione della Palestina durante il suo mandato da primo segretario del partito socialista:

 Nel 2000, durante l’occupazione del sud del Libano, insieme al futuro sindaco di Parigi Bertrand Delanoë, organizza il viaggio in Palestina del primo ministro Lionel Jospin. Nel suo discorso trova spazio anche la condanna della resistenza all’occupazione, che paragona al terrorismo.
 Nel 2001 richiede le dimissioni dal partito socialista del geopolitico Pascal Boniface, colpevole di aver criticato, in una nota interna, il cieco sostegno a Israele da parte del partito.
 Nel 2004 scrive al Consiglio superiore dell’audiovisivo per contestare l’autorizzazione alle trasmissioni concessa ad Al-Manar, il canale TV di Hezbollah. Non smetterà di fare pressioni fin quando la rete della resistenza non sarà censurata.
 Nel 2005 viene ricevuto in privato dal Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche in Francia (CRIF). Secondo il verbale della riunione, avrebbe sostenuto Ariel Sharon criticando fortemente la politica araba gollista. Queste, infatti, le sue dichiarazioni: “Esiste una tendenza che viene da lontano, la cosiddetta politica araba della Francia. È inammissibile che un’amministrazione sia vittima di un’ideologia”. In tal modo, capovolge la realtà perché la “politica araba della Francia” non è certamente una politica a favore degli arabi contro gli israeliani.
 Nel 2006 si schiera contro il presidente Ahmadinejad, che ha invitato a Teheran rabbini e storici, compresi alcuni negazionisti. Finge di non conoscere il senso del congresso, che ha lo scopo di dimostrare che gli europei hanno sostituito la loro cultura cristiana con la religione della Shoah. Insensatamente, spiega che il presidente iraniano intende negare a Israele il diritto d’esistere, e che si prepara a portare avanti la Shoah.
 Si mobilita per il rilascio del soldato israeliano Gilad Shalit, prigioniero di Hamas, sostenendo che abbia la doppia nazionalità francese e israeliana. Poco importa che il giovane sia stato arrestato mentre prestava servizio in un esercito di occupazione nella guerra contro l’Autorità palestinese, anch’essa alleata della Francia.
 Nel 2010, insieme a Bertrand Delanoë e Bernard-Henri Lévy, pubblica un intervento su Le Monde per opporsi al boicottaggio dei prodotti israeliani. A parer suo, tale iniziativa rappresenterebbe una punizione collettiva inflitta anche agli israeliani che lavorano per la pace con i palestinesi. Un’argomentazione che non ha mai mosso durante una simile campagna contro l’apartheid in Sudafrica.

Non appena arrivato in Israele, il 17 novembre 2013 il presidente François Hollande dichiara in ebraico: «Tamid écha-èr ravèr chèl Israël», e in francese «Sono vostro amico e sempre lo sarò».

Al suo arrivo all’aeroporto di Tel Aviv, dichiara in ebraico: “Tamid écha-èr ravèr chèl Israël” (“Sono vostro amico e sempre lo sarò”) [19].

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu osserva che gli Stati Uniti e il Regno Unito si sono ritirati dal teatro delle operazioni, senza che ciò abbia impedito a CIA e MI6 di portare avanti la guerra in segreto. Propone quindi di attuare un coordinamento delle stesse forze che desiderano muovere guerra aperta per rovesciare la Repubblica araba siriana: Arabia Saudita, Francia, Israele, Qatar e Turchia. Il Libano e la Giordania continuano a garantire il loro sostegno logistico, ma non interverranno nella gestione delle operazioni. Considerando che Washington non vuole più esporsi, le operazioni saranno guidate da Jeffrey Feltman dell’ONU, a New York. Ma è necessario agire in fretta, perché a Washington c’è aria di tempesta e i sostenitori dell’attacco alla Siria stanno per essere messi da parte. L’8 novembre il generale David Petraeus è costretto a dimettersi dalla sua carica di direttore della CIA, mentre Hillary Clinton rimane vittima di un “incidente” e scompare per un mese intero.

Jeffrey D. Feltman, l’uomo che orchestra le “Primavere arabe”, è anche grande amico di Netanyahu. Sottosegretario agli affari politici delle Nazioni Unite da più di un anno, fa redigere da Volker Perthes – direttore della Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP), il più potente think tank europeo – un piano per la resa, totale e incondizionata, della Siria. Rileva, tra l’altro, la direzione per Nord Africa e Medio Oriente del Servizio europeo per l’azione esterna dell’Unione Europea. L’Alto rappresentante dell’Unione, Catherine Ashton, diventa il suo pappagallo. Feltman affida all’Arabia Saudita, per la seconda volta, l’addestramento di un esercito di 50 mila uomini in Giordania e, parallelamente, avvia la riorganizzazione dei gruppi jihadisti. Infine, su istruzione della Casa Bianca, organizza i negoziati di “Ginevra 2”.

Benjamin Netanyahu immagina un’alleanza a tre, con la Francia a difesa degli interessi di Israele e Arabia Saudita a livello internazionale in cambio di contratti, investimenti e tangenti enormi. C’è in gioco il sabotaggio delle trattative tra Stati Uniti e Iran per poter conservare il monopolio del direttorio regionale di Tel Aviv/Riad.

Al momento dell’arresto Majid al-Majid ha ammesso di essere un ufficiale dei servizi segreti sauditi, alle dipendenze dirette del principe Bandar Bin Sultan. Dirigeva un ramo di Al Qaeda e ne assicurava il collegamento con personaggi di alto rango del Medio Oriente.

Un importante agente del re saudita, Majid al-Majid, viene arrestato dall’esercito libanese e lo stesso sovrano si impegna a fornire 3 miliardi di dollari in armi francesi se i libanesi non ne registrano la confessione. Il capo dei terroristi muore al momento giusto, mentre il re distribuisce “regalini” a libanesi e francesi (per esempio 100 milioni di dollari al “presidente” incostituzionale Michel Suleiman) [20]. Ma se i beneficiari dei “doni” reali saranno accontentati, non verranno invece mai formalizzati gli ordini degli armamenti [21]. Il solo leader francese a non ricevere personalmente un “dono” è il ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian, che negozia per conto della propria regione il salvataggio del gruppo avicolo Doux, indebitato per 400 milioni di euro, in parte riscattato e salvato dalla saudita Al Munajem.

Dopo le dimissioni di Kofi Annan, il segretario generale delle Nazioni Unite incarica l’algerino Lakhdar Brahimi di occuparsi del dossier siriano. A differenza di Annan, Brahimi non è un “mediatore”, dato che Ban Ki-moon tiene ormai conto del fatto che “Bashar deve andarsene!”. Ha quindi il compito di portare la Siria a “una transizione politica, in conformità con le legittime aspirazioni del popolo siriano”. È Brahimi a creare il “Servizio di supporto alle decisioni”, il servizio segreto personale del segretario generale, perché adesso l’ONU non è più un simposio per la pace ma un vero servizio segreto per attuare la politica di Washington. La diplomazia francese lo sa bene, considerato il suo ruolo dopo la fine della guerra civile in Libano, nel colpo di Stato militare in Algeria e nell’aggressione anglosassone in Afghanistan [22].

Ginevra 2 è una trappola. A differenza della Conferenza di Ginevra 1 – che riuniva Stati Uniti e Russia davanti ai loro partner più vicini, escludendo però tutti i siriani –, questa volta a essere invitati non sono solo la Siria e i “rappresentanti dell’opposizione”, bensì tutti gli Stati coinvolti. Tutti tranne l’Iran il cui invito, dopo essere stato consegnato, viene annullato, presumibilmente su richiesta dei sauditi. Ma chi può credere che l’Arabia Saudita possa esercitare una simile influenza sull’ONU? In realtà, Jeffrey Feltman organizza anche i colloqui 5+1 con l’Iran e non intende anticipare la revoca delle sanzioni statunitensi ed europee nei suoi confronti. I rappresentanti dell’opposizione saranno solo ed esclusivamente quelli riconosciuti dai sauditi, ossia la nuova Coalizione nazionale delle forze dell’opposizione e della rivoluzione guidata da Ahmad Jarba, un piccolo trafficante di droga che si gode il suo momento di gloria perché proviene dalla tribù saudita-siriana degli Shamar, la stessa del re.

Due giorni prima dell’apertura della conferenza, il Qatar fa diffondere dallo studio legale londinese Carter-Ruck la notizia di un rapporto da parte di tre ex pubblici ministeri internazionali sulla testimonianza di “Cesare” e le relative prove fornite [23]. “Cesare” dice di essere un ufficiale della polizia militare siriana, in genere incaricato di fotografare le scene del crimine. Assicura di aver fotografato, durante il conflitto, negli obitori militari, le vittime del “regime”. Ha appena disertato e consegnato oltre 55 mila fotografie di 11 mila cadaveri, che afferma di aver scattato personalmente. A rendere il tutto più agghiacciante, ciascuna pagina del comunicato che annuncia il rapporto è contrassegnata due volte con il termine “Confidenziale”. Gli ex procuratori giungono alla conclusione che presumibilmente il “regime” ha privato di cibo e torturato sistematicamente le “persone [che avrebbe] detenuto”. In realtà, le fotografie scattate in Siria mostrano i corpi di mercenari di varie nazionalità ammassati dall’Esercito arabo siriano sul campo di battaglia e di civili e militari morti sotto le torture dei jihadisti, in quanto sostenitori della Repubblica araba siriana.

Durante la seduta inaugurale della Conferenza di Ginevra 2, John Kerry ha difeso la posizione saudita: esclusione dell’Iran, delegazione dell’opposizione formata soltanto dagli attuali membri della Coalizione Nazionale, dimissioni e processo a Bashar al-Assad.

Il nuovo segretario di Stato, John Kerry, che ben conosce al-Assad, evidentemente è ben consapevole che si tratta di mera propaganda, ma la dichiarazione della Carter-Ruck gli fornisce un’ulteriore argomentazione per il discorso da tenere a Ginevra 2 il 22 gennaio 2014. Dato che nessuno si rende perfettamente conto di cosa stia succedendo dopo la cacciata di Hillary Clinton e dei suoi sostenitori, iniziano a presenziare tutte le televisioni del mondo. Quando prende la parola il ministro degli Esteri siriano, Walid al-Mouallem – che i francesi hanno cercato di assassinare –, non coglie l’occasione e si rivolge all’opinione pubblica siriana lasciandosi sfuggire l’unica opportunità a disposizione per svelare in diretta – davanti al mondo intero – il complotto degli occidentali. È un diplomatico di fedeltà rara: durante una riunione della Lega araba ha rifiutato una tangente di cento milioni di dollari offertagli dal suo omologo del Qatar per voltare le spalle al suo paese. Il suo discorso solleva comunque la questione del sostegno al terrorismo fornito dalla “delegazione dell’opposizione” e dai suoi mandanti in sala.

In ultima analisi, Ginevra 2 non darà frutti perché, tra l’annuncio e lo svolgimento della conferenza, Washington ha già adottato una nuova strategia. Gli Stati Uniti non sono costretti a rinunciare al sogno di un mondo unipolare e a venire a patti con la Russia. Hanno ancora una carta da giocare: precisamente, il terrorismo.

Durante le discussioni dei diplomatici a Ginevra 2, il presidente Obama riceve il re di Giordania per stabilire le condizioni per la partecipazione del suo paese. Nel frattempo, il consigliere per la sicurezza nazionale Susan Rice accoglie i capi dei servizi segreti della Coalizione [24].

Come ogni anno, il Congresso tiene una seduta a porte chiuse in cui si approvano i “bilanci neri” del Pentagono. L’esistenza di questo incontro è dimostrata da una notizia dell’agenzia di stampa britannica Reuters [25], ma non sarà mai citata dai media statunitensi né comparirà sui documenti ufficiali. I parlamentari acconsentono a proseguire il finanziamento e l’armamento dei gruppi armati in Siria, violando le risoluzioni 1267 e 1373 del Consiglio di sicurezza [26]. Senza saperlo, hanno appena aperto le porte dell’inferno.

(Segue …)

Traduzione
Rachele Marmetti
Alice Zanzottera

La traduzione italiana del libro è disponibile in versione cartacea.

[3L’ELS mostra il suo laboratorio di armi chimiche”, Rete Voltaire, 10 dicembre 2012.

[5Identificazione dei bambini morti a Ghuta”, Traduzione di Alessandro Lattanzio, Rete Voltaire, 7 settembre 2013.

[6« Exclusive : US Spies say intercepted calls prove Syria army used nerve gas », Foreign Policy, August 28, 2013. “L’amministrazione Obama avvalla la disinformazione israeliana”, Traduzione di Alessandro Lattanzio, Rete Voltaire, 7 settembre 2013.

[7« Synthèse du Renseignement français sur l’attaque chimique du 21 août 2013 », par Sacha Mandel, Réseau Voltaire, 2 septembre 2013.

[8Armi chimiche, le verità nascoste sugli arsenali e sulla «Convenzione»”, di Manlio Dinucci, Il Manifesto (Italia) , Rete Voltaire, 13 settembre 2013. Saddam Hussein. Présumé coupable, Me Emmanuel Ludot; Carnot (2004).

[9Dr la mort - Enquête sur un bioterrorisme d’État en Afrique du Sud, Tristan Mendes-France, Favre Pierre Marcel (2002).

[12I razzi chimici di Ghuta provengono dall’esercito turco”, Traduzione di Alessandro Lattanzio, Rete Voltaire, 11 ottobre 2013.

[13« Entretien de Bachar el-Assad aux Izvestia », par Bachar el-Assad, Réseau Voltaire, 26 août 2013.

[14« Interview de François Hollande au « Monde » », par François Hollande, Réseau Voltaire, 30 août 2013.

[15« Syrie : ingérence délibérée, prétexte douteux », par Général Dominique Delawarde, Réseau Voltaire, 12 septembre 2013.

[16Barack Obama’s Remarks on Syria”, by Barack Obama, Voltaire Network, 31 August 2013.

[17“Syria: Whose sarin?”, Seymour M. Hersh, London Review of Books; “Siria: quale Sarin?”, Traduzione di Alessandro Lattanzio, Rete Voltaire, 13 febbraio 2014.

[19« Déclaration de François Hollande à son arrivée à l’aéroport de Tel-Aviv », par François Hollande, Réseau Voltaire, 17 novembre 2013.

[20Silenzio e tradimento da 3 miliardi di dollari”, di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 17 gennaio 2014.

[21L’esercito libanese rinuncia a 3 miliardi di armamento francese”, Rete Voltaire, 9 febbraio 2014.

[22Il Piano Brahimi”, di Thierry Meyssan, Traduzione Matzu Yagi, Megachip-Globalist (Italia) , Rete Voltaire, 28 agosto 2012.

[24Spymasters gather to discuss Syria”, par David Ignatius, Washington Post, 19 février 2014.

[25“Congress secretly approves U.S. weapons flow to ’moderate’ Syrian rebels”, par Mark Hosenball, Reuters, 27 janvier 2014.

[26Gli Stati Uniti, primi finanziatori mondiali del terrorismo”, di Thierry Meyssan, Traduzione Matzu Yagi, Megachip-Globalist (Italia) , Rete Voltaire, 3 febbraio 2014.