Dopo due anni e mezzo di esercizio del potere, il presidente Donald Trump è in procinto d’imporre al Pentagono le proprie idee. Dopo aver messo fine al progetto “Sunnistan” di Daesh, Trump ora vuole chiudere con la dottrina Rumsfeld/Cebrowski di distruzione delle strutture statali del Medio Oriente Allargato. Se ci riuscirà, in questa regione e nel bacino dei Caraibi tornerà la pace. Ciononostante le popolazioni sopravvissute all’imperialismo militare dovranno lottare per conquistare la sovranità economica.

Da due anni e mezzo gli Stati Uniti perseguono in modo parallelo due strategie, tra loro contraddittorie e incompatibili [1]:
– Distruzione delle strutture statali delle grandi regioni – dal 2001 nel Medio Oriente Allargato, dal 2018 nel Bacino dei Caraibi – sostenuta dal dipartimento della Difesa (dottrina Rumsfeld/Cebrowski) [2].
– Controllo del mercato mondiale dell’energia (dottrina Trump/Pompeo), sostenuta da Casa Bianca, CIA e dipartimento di Stato [3].
Sembra che il presidente Trump sia in procinto d’imporre il proprio pensiero a un’amministrazione a tutt’oggi ancora dominata da funzionari e militari delle ère Bush Jr. e Obama, e che ne esporrà le conseguenze il 24 settembre 2019, alla 74^ Assemblea Generale delle Nazioni Unite: pace in Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Yemen, Venezuela e Nicaragua.
Annunciato durante la campagna elettorale del 2016, il passaggio da una logica bellicista di conquista a una pacifista di egemonia economica non è ancora formalmente deciso.
Anche dopo che sarà sancito, un rovesciamento di tale portata non si attuerà in un giorno. E avrà un prezzo.
Rispetto al principale conflitto in corso – quello in Siria – le basi di un accordo sono già state negoziate da Stati Uniti, Iran, Russia e Turchia.
– Non verranno modificati i confini del Paese e non saranno creati nuovi Stati, né il “Sunnistan” di Daesh [4], né il “Kurdistan” del PKK. Il Paese sarà reso neutrale: le basi militari legali della Russia sulla costa mediterranea saranno controbilanciate dalle postazioni statunitensi permanenti, ora illegali, installate nel nordest del Paese.
– Nessun gasdotto, né del Qatar né dell’Iran, attraverserà il Paese. La Russia sfrutterà i giacimenti, ma gli Stati Uniti dovranno esservi associati [5].
– La riconciliazione siriana sarà sancita a Ginevra con una nuova costituzione elaborata da un Comitato formato dalle rappresentanze delle forze coinvolte nel conflitto.
– Le imprese statunitensi parteciperanno, direttamente o indirettamente, alla ricostruzione della Siria.
Il processo preparatorio dell’accordo è solo agli inizi. Da due mesi l’Esercito Arabo Siriano è stato autorizzato a riconquistare il governatorato di Idlib, occupato da Al Qaeda [6], con l’aiuto degli Stati Uniti che hanno bombardato il quartier generale dell’organizzazione terrorista [7]. Gli Stati Uniti hanno inoltre iniziato a smantellare le fortificazioni dello pseudo-Kurdistan (il “Rojava”) [8], ampliando nel medesimo tempo quelle delle loro basi militari, in particolare a Hassaké. Per il momento la parte economica del piano non è ancora avviata. Gli Stati Uniti assediano economicamente la Siria dall’autunno 2017, ora hanno deciso di sanzionare le imprese straniere – fatta eccezione per quelle degli Emirati – che hanno partecipato alla 61^ Fiera Internazionale di Damasco (28 agosto-6 settembre 2019) [9]. La ricostruzione del Paese continua a essere inattuabile.
A giugno 2019 sono stati contemporaneamente avviati nel Bacino dei Caraibi i negoziati tra Stati Uniti e Venezuela [10]. Benché Washington ribadisca che la rielezione di Nicolas Maduro a maggio 2018 è nulla e non avvenuta, i diplomatici non hanno più l’incarico di denigrare lo chavismo né di “giudicare il dittatore”, bensì di offrire una via d’uscita al presidente costituzionale [11]. Gli Stati Uniti sono pronti ad abbandonare il progetto di distruzione delle strutture statali, in cambio della partecipazione allo sfruttamento e al commercio del petrolio.
Gli pseudo-intellettuali certo spiegheranno che gli Stati Uniti hanno messo in atto destabilizzazioni e guerre unicamente per il petrolio. È una teoria che non tiene conto di quanto accaduto negli ultimi diciotto anni: la missione assegnatasi dal Pentagono era distruggere le strutture statali in queste regioni. Vi è riuscito in Afghanistan, Libia e Yemen, parzialmente in Iraq, per nulla in Siria. Solo ora la questione petrolio torna a essere in cima alla scala delle priorità.
Per le regioni petrolifere, la strategia Trump/Pompeo sarà certo una nuova calamità, ma infinitamente meno dannosa della strategia Rumsfeld/Cebrowski, che da due decenni sta devastando il Medio Oriente Allargato, con decine di migliaia di atti di tortura e centinaia di migliaia di uccisioni.
[1] “La nuova Grande Strategia degli Stati Uniti”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 26 marzo 2019.
[2] The Pentagon’s New Map, Thomas P. M. Barnett, Putnam Publishing Group, 2004. “Gli Stati Uniti e il loro progetto militare mondiale”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 24 agosto 2017.
[3] “Mike Pompeo Address at CERAWeek”, by Mike Pompeo, Voltaire Network, 12 March 2019. “Geopolitica del petrolio al tempo di Trump”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 9 aprile 2019.
[4] “Imagining a Remapped Middle East”, Robin Wright, The New York Times Sunday Review, September 28, 2013. “La Coalizione divisa sui propri obiettivi”, di Thierry Meyssan, Traduzione Luisa Martini, Megachip-Globalist (Italia) , Rete Voltaire, 10 novembre 2014.
[5] “Stati Uniti e Israele intendono saccheggiare il petrolio nella Siria occupata”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 18 luglio 2019.
[6] “Parziale liberazione del governatorato di Idlib”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 22 agosto 2019.
[7] “A Idlib gli Stati Uniti bombardano Al Qaeda”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 2 settembre 2019.
[8] “I kurdi distruggono le fortificazioni in “Rojava””, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 25 agosto 2019.
[9] « Paramètres et principes de l’assistance des Nations Unies en Syrie », par Jeffrey D. Feltman, octobre 2017. “La Russia denuncia la diarchia nell’ONU e negli Stati Uniti”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Al-Watan (Siria) , Rete Voltaire, 28 agosto 2018. « Commentaire russe concernant les tentatives US de faire échouer le déroulement de la Foire internationale de Damas », Réseau Voltaire, 27 août 2019.
[10] “Contatti segreti USA-Venezuela”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 22 agosto 2019.
[11] “U.S. Offers Amnesty to Venezuelan Leader, if He Leaves Power”, Lara Jakes & Anatoly Kurmanaev, The New York Times, August 28, 2019.
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